CHI SIAMO

UPV è un movimento politico-culturale che ha l’obiettivo di creare una sintesi tra ideali socialisti, difesa dell’Identità Nazionale Veneta e lotta per l’autodeterminazione dei Territori Veneti. Il nostro scopo è diffondere il Venetismo nella sinistra e la sinistra nel Venetismo, in modo da portare alla costituzione di una SINISTRA VENETA INDIPENDENTISTA E IDENTITARIA.

giovedì 26 agosto 2010

EUSKADI 2010

La Nazione Basca, ovvero Heuskal Herria-Euskadi, è da sempre un punto di riferimento per la maggiorparte degli indipendentisti europei e non solo. La durezza dello scontro con lo stato post(?)-franchista spagnolo, la determinazione del popolo basco nel difendere la propria identità e la riuscita di una non facile sintesi tra territorialismo e socialismo operata dalla sinistra ‘abertzale’ (patriottica), hanno dato alla ‘Questione Basca’ un’aurea mitica pari a quella della ‘Questione Nordirlandese’ e fatto inevitabilmente salire, anno dopo anno, l’interesse verso ciò che succede in questa parte d’Europa.
Negli ultimi anni le notizie da Euskal Herria arrivano col contagocce e quasi sempre a senso unico, dando l’idea di una raggiunta normalizzazione, salvo poi fare i conti con qualche ‘botto’ da parte di E.T.A., organizzazione data per morta almeno una mezza dozzina di volte negli ultimi 15 anni. La messa fuorilegge dei partiti della sinistra indipendentista, in base a una legge dello stato spagnolo che fa carta straccia della libertà di espressione, e di ogni organizzazione che sia collegabile all’indipendentismo radicale è stata fatta passare come la pietra tombale su ogni rivendicazione separatista. Ondate di arresti in base a reati d’opinione sono avvenuti nel silenzio più totale dei maggiori organi di informazione internazionali (soprattutto italioti). Per finire, la vittoria alle elezioni regionali di una alleanza spuria tra popolari e socialisti (dovuta principalmente alla sopracitata messa al bando della sinistra e al relativo astensionismo) è sembrata la ciliegina sulla torta di questa ‘normalizzazione’ manu militari.
Recentemente abbiamo avuto l’occasione di passare alcuni giorni nelle province basche dell’Hegoalde (il sud attualmente sotto occupazione spagnola), abbiamo così visto di persona cosa succede da quelle parti. Naturalmente non si tratta di un resoconto esaustivo e completo della complicata situazione basca, ma di ciò che abbiamo toccato con mano nel nostro breve viaggio.
Tanto per cominciare, i sentimenti indipendentisti dei baschi non sono stati sepolti ne dall’onda della repressione selvaggia, ne dalla campagna spagnolizzatrice dei media. Soprattutto nei quartieri centrali delle città si vedono ikurrinas (la bandiera nazionale basca) appese sia fuori dai locali pubblici che dalle finestre delle case, molti anche gli stendardi che chiedono il trasferimento dei prigionieri politici baschi nelle prigioni locali (alcuni sono reclusi a più di mille chilometri dalla loro patria!) e quasi in ogni bar ci sono le foto dei prigionieri politici della zona rinchiusi nelle carceri spagnole. Dopo la chiusura delle sedi politiche di Batasuna (il principale partito della sinistra abertzale), sono proprio le taverne i nuovi circoli indipendentisti, in molti locali sono in vendita materiali propagandistici delle poche organizzazioni ancora legali e l’aria che si respira odora di resistenza attiva. Un’altra bufala mass-mediatica riguarda il presunto isolamento dei movimenti radicali, in realtà la solidarietà nei confronti dei movimenti patriottici e dei loro prigionieri è molto diffusa tra il popolo. Siamo stati presenti alle feste popolari di Bilbo e Donostia (i nomi baschi di Bilbao e San Sebastian) e quasi in ogni stand c’erano evidenti riferimenti ai partiti messi fuorilegge, in alcuni casi sui banconi erano attaccati adesivi inneggianti a E.T.A. e quasi ovunque erano presenti le foto dei prigionieri politici, che comparivano anche su maglie e foulard indossati da famiglie intere, mentre sui muri di molti palazzi erano stati affissi striscioni inneggianti all’indipendenza. Se questo è isolamento!
Sul fronte delle attività politiche abbiamo notato una notevole vivacità, il giorno in cui siamo arrivati a Donostia c’è stata una manifestazione non autorizzata chiamata ‘L’abbordaggio di Donostia’, circa tremila manifestanti sono arrivati a bordo di decine di barche ‘pirata’ nel vecchio porto della città per poi sfilare nelle calli del centro storico chiedendo il diritto all’autodeterminazione, in serata la maggiorparte dei locali pubblici esibivano all’entrata bandiere nere da corsaro in segno di appoggio. Qualche giorno prima un’altra manifestazione era sfociata in pesanti scontri con la polizia autonoma (da quelle parti la Guardia Civil e la polizia di stato se ne stanno chiuse nelle loro caserme) e la sera della nostra partenza era prevista un’altra manifestazione ‘abertzale’nella via principale della città. Il tutto in una settimana!
Anche culturalmente i baschi non cedono, il bilinguismo delle città principali diventa monolinguismo in provincia, dove tutto è scritto solamente in euskera (la lingua basca). Oltre alle persone di una certa età anche molti giovani stanno imparando a esprimersi in euskera, grazie ad un insegnamento della lingua sempre più capillare, in questo modo si sta colmando un vuoto linguistico che ha colpito i baschi nel periodo in cui insegnare l’euskera era vietato. La fierezza dei baschi per la loro terra e la loro cultura è evidente, simboli identitari sono diffusi ovunque e in ogni contesto, dal calcio alla musica, dai souvenir ai media (esistono una rete tv e una serie di pubblicazioni in euskera). Per contrasto gli elementi che rimandano all’occupazione spagnola sono quasi inesistenti, le uniche bandiere lealiste le abbiamo viste sui pennoni della capitaneria di porto di Donostia e sul palazzo del governo di Gasteiz (Vitoria), mentre in alcuni municipi era presente sui pennoni la sola ikurrina.

Come già detto, questo non vuole essere un resoconto esaustivo, se volete notizie fresche da Heuskal Herria vi consigliamo il sito: Heuskal Herriaren Lagunak.

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