CHI SIAMO

UPV è un movimento politico-culturale che ha l’obiettivo di creare una sintesi tra ideali socialisti, difesa dell’Identità Nazionale Veneta e lotta per l’autodeterminazione dei Territori Veneti. Il nostro scopo è diffondere il Venetismo nella sinistra e la sinistra nel Venetismo, in modo da portare alla costituzione di una SINISTRA VENETA INDIPENDENTISTA E IDENTITARIA.

giovedì 28 ottobre 2010

SOCIALISMO, IDENTITA’ NAZIONALE E AUTODETERMINAZIONE? SI PUO' FARE!

Una nazione è un complesso di persone che, avendo in comune caratteristiche quali la storia, la lingua, il territorio, la cultura, si identifica in una comune identità a cui essi sentono di appartenere, legati da un sentimento di solidarietà. È questa co­scienza di un'identità condivisa, diffusa a livello di massa, che rende una comunità etnica, culturale, politica una nazione.

Potrebbe sembrare un’eresia sentire un movimento di ispirazione socialista parlare di ‘identità nazionale’, almeno a questo ci ha abituato la retorica universalista della sini­stra tradizionale, ma proprio questa retorica ha contribuito ad affossare chi se ne fa­ceva paladino. Infatti uno dei più gravi errori del comunismo fu quello di voler im­porre a tutti i popoli lo stesso modello sociale, senza tener conto delle diverse culture e storie dei vari territori. Secondo noi di Unità Popolare Veneta, invece, è necessario tener conto dell’identità e delle particolarità delle diverse nazioni, perché inevitabil­mente una forma di socialismo che può essere funzionale nei paesi dell’Est Europa troverebbe terreno meno fertile nel mondo anglosassone, così come un modello ap­plicabile in Estremo Oriente verrebbe quasi sicuramente rifiutato nei paesi latini.
Secondo noi non c’è nulla di eretico nel difendere la propria identità e nel basarsi su questa per creare un proprio modello di socialismo, questo percorso è stato intrapreso da altri movimenti prima del nostro in tutto il mondo, basti pensare allo zapatismo messicano e al bolivarismo sud americano oppure, restando in europa, all’indipendentismo Basco, catalano e corso, in cui sono presenti fazioni con una forte connotazione a sinistra.
Per quanto riguarda i nostri territori, riteniamo che il modello più prossimo alla nostra cultura sia il socialismo libertario, che vede come pilastri la difesa della libertà in­dividuale e il perseguimento della giustizia sociale. La libertà individuale dovrebbe ri­guardare tutti gli aspetti della vita sociale della persona, dalla religione all’orientamento sessuale, dalla libertà di espressione a quella di impresa. Infatti rite­niamo giusto che chiunque abbia la possibilità di utilizzare le proprie conoscenze, competenze e capacità per ottenere un riscontro economico e professionale. Ma que­sta libertà và coniugata con la giustizia sociale, ovvero la difesa dei diritti civili, il ri­spetto dell’ambiente e la tutela delle risorse collettive (sanità, istruzione, acqua, ener­gia, etc.). Giustizia sociale significa anche costruire uno stato equo, con un forte welfare state che consenta a tutti i cittadini di vivere in condizioni dignitose.
Il socialismo libertario persegue anche l’autogestione dei territori e il decentramento dei poteri, fattore che si potrebbe adattare alla vocazione ‘comunale’ del Veneto, dove l’autonomia delle varie municipalità viene vista con molto favore.
La lotta per l’autodeterminazione si inserisce giocoforza nel percorso verso la crea­zione di uno Stato Veneto basato su giustizia, libertà e autonomia, infatti il morente pachiderma italico si sta rivelando in tutta la sua iniquità e arroganza, ponendosi come una barriera tra i popoli dello stivale e il loro progresso sociale ed umano. I bu­rocrati di Roma, le loro filiali periferiche e le loro clientele stanno saccheggiando ciò che resta di quello che era la repubblica italiana nell’inutile tentativo di mantenere lo status quo, ma il baraccone è talmente marcio che tra non molto basterà un calcio alla porta per far crollare tutta la casa e il futuro sarà inevitabilmente l’autogestione dei territori. Gli stati sovranazionali divente­ranno velocemente parte della storia passata e ogni nazione dovra trovare la propria via al socialismo.
In conclusione, la sintesi tra applicazione di un modello socialista, la difesa dell’identità veneta e la lotta per l’autodeterminazione delle Venezie non solo è pos­sibile, ma è anche auspicabile, soprattutto nella prospettiva di un’Europa dei popoli liberata dagli elefantiaci e obsoleti stati sovranazionali e con l’Unione Europea nel ruolo di coordinatrice tra gli stati-nazione che ne faranno parte. 

Unità Popolare Veneta
CDP     



giovedì 7 ottobre 2010

Chi ha paura delle parole

Il collaborazionismo è un fenomeno sociale e politico connesso alle vicende di go­verno di un paese occupato militarmente da una potenza straniera, che vi organizza una classe dirigente totalmente asservita ai propri interessi.
Esso consiste nell’organizzazione di una struttura di controllo sociale, in modo da creare un collegamento tra la potenza occupante e la popolazione assogettata. Tale struttura di controllo sociale è composta da elementi etnici locali, e si articola se­condo uno schema piramidale che riproduce quello tipico di un normale apparato statale, dotato quindi di propria burocrazia e autonome regole di funzionamento, e che va da un vertice fino ad una base operativa costituita da elementi inseriti nelle va­rie classi sociali con funzione spionistica e delatoria, che assicurano il controllo e la repressione dei moti eversivi che possono turbare l’ordine imposto dagli occupanti. (cit. Wikipedia)

In queste poche righe è riproposta la funzione del governo regionale veneto e dei partiti italiani che vi operano, comprese le loro propaggini cultural-sindacali. Che i referenti di questi partiti prendano ordini da Roma o Milano conta poco, l’importante è mantenere lo status quo, che vede il Popolo Veneto nelle vesti di mansueta mucca da latte dello stato italiano. In questa ottica si inquadra la continua opera di demoli­zione dell’identità storica, culturale, linguistica e territoriale dei veneti, piccoli e grandi oltraggi che la nostra gente continua a subire da decenni, indipendentemente dallo schieramento politico che detiene la maggioranza. Si va dalle polemiche sull’esposizione del gonfalone di San Marco in piazze e stadi, alla legge varata dal morente governo Galan, che impegna il Veneto a sostenere le politiche nucleari dello stato, con evi­denti ricadute sulla scelta dei siti per le nuove centrali.
L’ultima impresa dei collaborazionisti veneti ha però tutt’altro significato, il voto contrario da parte della commissione cultura del Consiglio Regionale alla proposta presentata da Mariangelo Foggiato di inserire anche il Veneto fra le lingue tutelate dallo stato italano è un attacco diretto a uno dei pilastri portanti di ogni nazione, in­fatti l’effettiva esistenza di una nazione si basa su di una lingua comune, un territorio di insediamento ben definito e una comune identità storica e culturale. Basti pensare all’importanza che la lingua ha per baschi, catalani, sardi e corsi, nella loro lotta per l’autodeterminazione. Ai curdi il governo della Turchia, aspirante ‘europea’, ha addi­rittura vietato l’uso della lingua in riunioni pubbliche, divieto vigente anche per ba­schi e catalani durante il franchismo. Questo dovrebbe dare l’idea della gravità di questo sabotaggio.
Ma leggendo attentamente il voto si capisce che ci sono due moventi per questo squallido comportamento: da una parte il furore italianista di un centrosinistra che ha scatenato una caccia alle streghe nei confronti di ogni richiamo all’identità veneta, dalle bandiere, alle feste popolari, alla lingua. Dall’altra una prova di forza dei berlu­scones, i quali han fatto capire allo ‘yes man’ Zaia che senza di loro non si governa. Una prova di forza giocata su uno dei punti di riferimento della nostra terra, e que­sto indica il grado di attenzione degli azzurri (mai nome fu più azzeccato) nei con­fronti della nostra gente.
Ma, se fino ad ora il popolo bestemmiava al cielo contro la figura generica del ‘poli­ticante’, in questo caso ci sono i nomi dei colpevoli di questo scempio:

Contrari: Laroni PdL, Franchetto IdV, Fasoli PD
Astenuti: Causin PD, Teso PdL, Tesserin PdL, Bond PdL, Sinigallia PD
(in questa commissione l’astensione vale come voto contrario)

Da oggi chi collabora con lo stato italiano contro le aspirazioni dei veneti alla libertà e alla giustizia sociale avrà un nome, e saprà il popolo come considerare questa gente.

UNITA' POPOLARE VENETA
CDV