CHI SIAMO

UPV è un movimento politico-culturale che ha l’obiettivo di creare una sintesi tra ideali socialisti, difesa dell’Identità Nazionale Veneta e lotta per l’autodeterminazione dei Territori Veneti. Il nostro scopo è diffondere il Venetismo nella sinistra e la sinistra nel Venetismo, in modo da portare alla costituzione di una SINISTRA VENETA INDIPENDENTISTA E IDENTITARIA.

giovedì 12 dicembre 2013

Ripartenze, giramenti, arroganza e prospettive // Si riparte. Dopo quasi un anno di inattività, il nostro blog e il nostro movimento si rimettono in moto. La pausa, più lunga di quello che pensavamo, ci è servita per fare il punto della situazione e valutare come muoverci in futuro, con l’immutato obiettivo di rinforzare l’ala sinistra del nostro Leone. Veniamo ai giramenti. Naturalmente parliamo del collettivo giramento di palle che da nord a sud dello stivale ha portato in piazza decine di migliaia di persone sotto la sigla del ‘Movimento 9 dicembre’, con blocchi stradali e manifestazioni spontanee un po ovunque. Un movimento fortemente eterogeneo, che raccoglie sigle molto diverse tra loro e attraversa tutte le categorie sociali, fattore che ha creato dubbi e perplessità, ma il dubbio fa parte integrante del bagaglio culturale delle persone di buon senso. Idioti e arroganti, invece, hanno solo certezze. Ed è difficile trovare qualcuno più arrogante degli intellettuali radicali di sinistra, soprattutto di quelli con velleità dirigiste. Questi figli storpi degli anni ’70, gente che il buon vecchio Iosif Vissarionovič Džugašvili avrebbe gettato dalla rupe tarpea del socialismo senza dargli il tempo di emettere il primo vagito, hanno l’abitudine di sputtanare tutto ciò che non riescono a controllare direttamente, dando patenti di ‘ambiguità’ o, tout court, di fascismo a destra e a manca. Cosa che si è puntualmente verificata anche in questo caso. Naturalmente all’estrema destra, storicamente a corto di militanti e visibilità, non è sembrato vero di avere uno stuolo di saccenti e miopi idioti pronti ad affibbiarle la paternità di una tale mobilitazione di massa. Così i partitini nostalgici dell’appeso e del suicida, che solitamente non raccolgono più dello zero virgola un cazzo per cento dei consensi, hanno ringraziato e si sono accomodati. Fortunatamente non tutti si sono fatti rincoglionire dai professorini che pensano di avere l’esclusiva del dissenso e in piazza si sono visti anche militanti di sinistra. A guaire contro la protesta sono rimasti solamente i cani da guardia di questo stato fallito: partiti, sindacati in saldo, associazioni di categoria notoriamente compromesse col potere e un piccolo esercito di lacchè con in tasca la tessera dell’ordine dei giornalisti. Nei principali presidi del nostro territorio, a parte qualche tricolore, le bandiere che sventolano sono quelle della nostra terra. Una rivendicazione identitaria che ci ha piacevolmente colpiti, così come la partecipazione sempre più massiccia della gente, tra cui molti giovani, alle proteste. Considerando la poca familiarità dei veneti con le manifestazioni non autorizzate, e con le manifestazioni in generale, c’è da pensare che la misura sia veramente colma. Motivo in più per essere parte di quella che sta diventando sempre più una rivolta popolare, motivo in più per non consegnarla nelle mani di chi è parte del problema e non certo la soluzione. E qui arriviamo al capitolo riguardante le prospettive. Come già detto il Movimento 9 dicembre è molto eterogeneo, di conseguenza le rivendicazioni di gruppi e singoli riguardano tutto e il contrario di tutto. I detrattori potrebbero, non senza ragione, definirlo una protesta informe e con una progettualità quasi nulla, se non quella di abbattere il sistema esistente. Sostanzialmente una via di mezzo tra luddismo e nichilismo. Sta a chi ha un progetto e un obiettivo, soprattutto nel nostro territorio, dar forma e indirizzo a questa protesta. Chi ha orecchie per intendere…