CHI SIAMO

UPV è un movimento politico-culturale che ha l’obiettivo di creare una sintesi tra ideali socialisti, difesa dell’Identità Nazionale Veneta e lotta per l’autodeterminazione dei Territori Veneti. Il nostro scopo è diffondere il Venetismo nella sinistra e la sinistra nel Venetismo, in modo da portare alla costituzione di una SINISTRA VENETA INDIPENDENTISTA E IDENTITARIA.

sabato 22 ottobre 2011

LEZIONI DI IPOCRISIA DA UN PAESE IN DECLINO

Non crediamo ci sia bisogno di spiegare cosa è successo il 15 ottobbre a Roma, visto che le immagini hanno fatto il giro del mondo, noi preferiamo soffermarci sul dopo, sulle prese di posizione riguardo a tali episodi. E purtroppo, per l’enneima volta, ci troviamo davanti a uno squallido teatrino fatto di prese di distanza, condanne e auto­assoluzioni. Ma andiamo con ordine.
Partiamo dallo stracciarsi le vesti dell’intera classe dirigente italiota, stupita e scioc­cata dalle immagini di piazza San Giovanni. Ma come? Prima il governo, l’opposizione, le parti sociali e le lobbies economico-finanziarie confezionano una bomba sociale con tanto di innesco, poi si meravigliano quando qualcuno preme il pulsante del detonatore! Cari timonieri di questo Titanic chiamato Italia, pretendavate forse di fottere il presente e il futuro di milioni di persone e cavarvela con qualche maledizione? Sicuramente no. Lorsignori sanno benissimo quello che sta succedendo, perché neanche il più sprovveduto dei politicanti può pensare di radere al suolo diritti e spe­ranze in cambio di un sorriso e di una pacca sulla spalla, neanche il più insulso dei governanti può pensare di mettere un’intera generazione all’angolo senza che una parte di questa si rivolti violentemente al proprio destino.
Una menzione a parte, tra le novelle ‘Maria Goretti’ della politica italiota, lo meritano i partiti della cosidetta ‘sinistra radicale’ e l’Italia dei Valori, che prima hanno tentato di mettere il cappello sulla manifestazione e su tutto il movimento degli ‘indignati’, poi, quando la situazione gli è esplosa in faccia, si sono affrettati a prendere le di­stanze e condannare tutto e tutti, invitando anche alla delazione. L’ex gendarme Di Pietro si è superato invocando addirittura le leggi speciali in vigore negli anni ’70. Chiamiamole reminescenze…
E veniamo ai nostri ‘Indignados’. A noi sembra che il loro unico progetto politico sia quello di mandare a casa il governo in carica, come se D’alema, Bersani, Vendola e Di Pietro potessero rimettere in sesto questo baraccone di paese imminente al crollo. Infatti, come già detto, l’opposizione ha tentato di fare proprio questo eterogeneo movimento, infiltrandolo con le proprie organizzazioni giovanili e con i propri tenta­coli sociali (associazioni e sindacati di partito). Non ci sembra che negli altri paesi gli ‘indignados’ siano stati così strumentalizzati, nello stato spagnolo hanno addirittura attaccato il governo di centrosinistra (sono forse tutti franchisti?!?). Probabilmente fra non molto non sentiremo più parlare di loro, non appena cambierà il governo divente­ranno ingombranti e difficilmente gestibili, visto che probabilmente il centrosinistra sarà costretto a perpetuare le politiche socialmente distruttive dei berluscones, e così semplicemente spariranno dai notiziari e di conseguenza dalle piazze. Nel frattempo anche loro hanno preso le distanze dagli scontri, probabilmente pensano di cambiare il mondo tenendosi per mano e distribuendo margherite.
Chiamiamola ingenuità…
Ma nel mazzo degli ipocriti il posto d’onore spetta ai sudditi italioti, anche loro scan­dalizzati e in vena di esecuzioni sommarie. Permetteteci di porvi una domanda: quante volte con i colleghi di lavoro, con gli amici al bar, con i vostri familiari avete sentito pronunciare frasi come “bisognerebbe far saltare il parlamento”; “i politici dovrebbero essere messi al muro”; “qui ci vuole una rivoluzione”? Probabilmente frasi simili sono uscite anche dalle vostre labbra… E adesso, che qualcuno prova a mettere in pratica i vostri sogni proibiti, voi vi indignate e andate dietro alla vulgata mass-me­diatica del criminale comune, del teppista infiltrato, del delinquente organiz­zato! Forse vi siete troppo abituati a stare a novanta gradi e vedendo qualcuno con la schiena dritta lo sentite lontano e nemico, con sudditi come voi la perpetuazione della casta è garantita.
Chiamiamola rassegnazione…
Parliamo poi dei ‘black bloc’. Chiariamo subito che per noi dietro ogni azione ci deve essere un progetto politico-sociale, quindi non crediamo nel vandalismo gratutito e nel sem­plice ‘dagli allo sbirro’ comune a molti di quelli che si aggregano ai ‘neri’. Detto questo, la maggiorparte dei neri è di estrazione anarchica e si prefiggono lo scopo di abbattere gli stati e il capitalismo partendo dai loro simboli, perciò sono gli unici ad aver tenuto fede ai loro valori in maniera tanto determinata da far dubitare del fatto che fossero italiani.
Chiamiamola coerenza…
Per finire, siete proprio sicuri che tutti quelli che combattevano per le strade di Roma fossero black bloc? Abbiamo il fondato dubbio che oramai i ‘neri’ siano diventati il paravento dietro cui nascondere le rivendicazioni, il malessere e la rabbia di molti sudditi, non solo giovani. Il black bloc sta alle manifestazioni come gli ultras stanno al calcio: se succedono dei casini durante un corteo sono stati i ‘soliti 300 incappuc­ciati’, se il casino succede allo stadio sono stati i ‘soliti 50 facinorosi’. Creare il mo­stro, l’alieno fuori dalla società, è sempre stato un buon metodo per esorcizzare il di­sagio e il fallimento di modelli sociali sempre più esclusivi e alienanti, perché spa­venta l’idea che chi assalta la polizia può essere il garzone del fornaio che vi serve ogni mattina o il figlio della vicina, o magari il vostro!
Chiamiamola paura fottuta…