Fino a qualche tempo fa la maggiorparte della gente non sapeva nemmeno dove fosse la Val di Susa, ma oggi, con le manifestazioni sempre più dure contro il passaggio del Treno ad Alta Velocità, questa valle è diventata un simbolo per tutti coloro che si battono in difesa del territorio. E non si tratta solamente di pur importanti rivendicazioni ambientaliste, in gioco c’è soprattutto il diritto della popolazione a decidere come gestire la propria terra. In parole povere, la lotta dei valsusini contro la TAV è la lotta contro uno stato lontano e autoritario che vuole imporre la propria volontà ‘manu militari’.


Ma in tutto questo bailamme che posizione hanno preso i verdi difensori dell’autodeterminazione, i celtici paladini del ‘paroni a caxa nostra’? Ebbene, i padani, attraverso l’ex ministro dell’interno Maroni, hanno agito come il braccio armato del più bieco e autoritario centralismo statale, inviando frotte di poliziotti, carabinieri e finanzieri (italiani) per tenere a bada la legittima incazzatura della popolazione locale.
Ma come? Per i valsusini non vale il ‘paroni a caxa nostra’? La Val di Susa non si trova forse nel tolkeniano Regno di Padania? Chi ha abbastanza buon senso può benissimo rispondersi da solo…
Per concludere, chiunque si ritenga realmente indipendentista o autonomista ha il dovere di solidarizzare moralmente e fisicamente con la lotta anti Tav, voltarsi dall’altra parte o seguire come scimmie ammaestrate i deliri legalitari dei ras padani sarebbe puro autolesionismo
Unità Popolare Veneta
Comitato direttivo
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