Il 17 marzo 2011 ha attraversato tutto lo stivale come un’onda anomala di retorica patriottarda e nazionalismo straccione, tipico di chi non ha null’altro a cui attaccarsi.
Politici, intellettuali e giornalisti fedeli a questo stato fallimentare hanno gonfiato l’evento fino quasi a farlo scoppiare, puntando tutto sul centocinquantenario della sciagurata costituzione del regno d’italia. Potremmo dire che hanno giocato il jolly portando a casa una mano facile, ma ora sono rimasti senza carte, infatti, dopo essersi tolta fondotinta e rossetto, l’italia tornerà ad essere quella di sempre. Da lunedì le bandiere verranno tolte dai balconi, bollette e cartelle esattoriali sempre più alte torneranno a riempire la cassetta postale di ogni famiglia, i notiziari torneranno a parlare di licenziamenti, aumenti, corruzione, sprechi, malaffare… il solito paese in caduta libera, ma si sa… l’importante è l’atterraggio! La rendita emozionale delle celebrazioni si esaurirà al prossimo inevitabile giro di vite sulla qualità della vita di tutti i cittadini-sudditi della repubblica delle banane, chissà cosa si inventeranno allora gli illuminati (e interessati) fautori dello stato italiano per convincere il popolo a mantenere i loro privilegi.
Ma veniamo a come è stato vissuto questo giorno nelle Terre del Leone. Cominciamo col dire che tutti i sindaci di tutti gli schieramenti, tra cui quelli dell’italianissima lega nord, hanno attinto a man bassa dalle casse pubbliche per addobbare di tricolori palazzi comunali e luoghi pubblici, ancora più ovviamente anche Luca ‘comandi!’ Zaia si è esibito in canti e balli a tema. Purtroppo anche molti sudditi si sono uniti alle danze, dando vita a grottesche, e a volte carnevalesche, manifestazioni di nazionalismo. Probabilmente non hanno ancora subito abbastanza furti e umiliazioni da questo stato, contenti loro… Ma la dimostrazione che il vento stà cambiando è data dal fatto che l’invito ad esporre stracci alle finestre, rivolto da prefetti e collaborazionisti alla popolazione, è stato snobbato dai più. A Padova, altrimenti nota come Zanonatograd, l’esposizione ha coinvolto indicativamente tre case su dieci, in comuni decisamente meno italianizzati le percentuali sono state ancora più infime. Evidentemente chi non può contare su stipendi e privilegi statali prova molto meno trasporto nei confronti del tricolore rispetto a chi con lo stato dà da mangiare (e bene) a tutta la famiglia.
A Padova e Verona ci sono state forti manifestazioni di dissenso nei confronti delle celebrazioni, dimostrazioni che hanno riscosso notevole consenso tra i cittadini, eccetto naturalmente i soliti nostalgici del mascellone e i loro nuovi amici ‘di sinistra’ (sic!). Il problema di occupanti e collaborazionisti è, come già detto, che di 17 marzo 2011 ce n’è stato uno e non ce ne saranno altri, ora la palla passa ai patrioti veneti che possono contare su di un alleato potentissimo: lo stato italiano con la sua inettitudine, la sua arroganza e la sua innata tendenza al fallimento!
CONTRO I FINTI MITI DI UNA FINTA NAZIONE
LIBERTÀ PER TUTTI I POPOLI ITALICI!
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