Il collaborazionismo è un fenomeno sociale e politico connesso alle vicende di governo di un paese occupato militarmente da una potenza straniera, che vi organizza una classe dirigente totalmente asservita ai propri interessi.
Esso consiste nell’organizzazione di una struttura di controllo sociale, in modo da creare un collegamento tra la potenza occupante e la popolazione assogettata. Tale struttura di controllo sociale è composta da elementi etnici locali, e si articola secondo uno schema piramidale che riproduce quello tipico di un normale apparato statale, dotato quindi di propria burocrazia e autonome regole di funzionamento, e che va da un vertice fino ad una base operativa costituita da elementi inseriti nelle varie classi sociali con funzione spionistica e delatoria, che assicurano il controllo e la repressione dei moti eversivi che possono turbare l’ordine imposto dagli occupanti. (cit. Wikipedia)
In queste poche righe è riproposta la funzione del governo regionale veneto e dei partiti italiani che vi operano, comprese le loro propaggini cultural-sindacali. Che i referenti di questi partiti prendano ordini da Roma o Milano conta poco, l’importante è mantenere lo status quo, che vede il Popolo Veneto nelle vesti di mansueta mucca da latte dello stato italiano. In questa ottica si inquadra la continua opera di demolizione dell’identità storica, culturale, linguistica e territoriale dei veneti, piccoli e grandi oltraggi che la nostra gente continua a subire da decenni, indipendentemente dallo schieramento politico che detiene la maggioranza. Si va dalle polemiche sull’esposizione del gonfalone di San Marco in piazze e stadi, alla legge varata dal morente governo Galan, che impegna il Veneto a sostenere le politiche nucleari dello stato, con evidenti ricadute sulla scelta dei siti per le nuove centrali.
L’ultima impresa dei collaborazionisti veneti ha però tutt’altro significato, il voto contrario da parte della commissione cultura del Consiglio Regionale alla proposta presentata da Mariangelo Foggiato di inserire anche il Veneto fra le lingue tutelate dallo stato italano è un attacco diretto a uno dei pilastri portanti di ogni nazione, infatti l’effettiva esistenza di una nazione si basa su di una lingua comune, un territorio di insediamento ben definito e una comune identità storica e culturale. Basti pensare all’importanza che la lingua ha per baschi, catalani, sardi e corsi, nella loro lotta per l’autodeterminazione. Ai curdi il governo della Turchia, aspirante ‘europea’, ha addirittura vietato l’uso della lingua in riunioni pubbliche, divieto vigente anche per baschi e catalani durante il franchismo. Questo dovrebbe dare l’idea della gravità di questo sabotaggio.
Ma leggendo attentamente il voto si capisce che ci sono due moventi per questo squallido comportamento: da una parte il furore italianista di un centrosinistra che ha scatenato una caccia alle streghe nei confronti di ogni richiamo all’identità veneta, dalle bandiere, alle feste popolari, alla lingua. Dall’altra una prova di forza dei berluscones, i quali han fatto capire allo ‘yes man’ Zaia che senza di loro non si governa. Una prova di forza giocata su uno dei punti di riferimento della nostra terra, e questo indica il grado di attenzione degli azzurri (mai nome fu più azzeccato) nei confronti della nostra gente.
Ma, se fino ad ora il popolo bestemmiava al cielo contro la figura generica del ‘politicante’, in questo caso ci sono i nomi dei colpevoli di questo scempio:
Contrari: Laroni PdL, Franchetto IdV, Fasoli PD
Astenuti: Causin PD, Teso PdL, Tesserin PdL, Bond PdL, Sinigallia PD
(in questa commissione l’astensione vale come voto contrario)
Da oggi chi collabora con lo stato italiano contro le aspirazioni dei veneti alla libertà e alla giustizia sociale avrà un nome, e saprà il popolo come considerare questa gente.
UNITA' POPOLARE VENETA
CDV
UNITA' POPOLARE VENETA
CDV
ragazzi, ben detto. ci sarebbe da fare una colonna d'infamia, anche virtuale, dove pubblicare il nome ed il cognome dell'infame, e a fianco il reato. tipo, Sacconi Maurizio,ministro del governo occupante, nato a Conegliano, ma di fatto nemico giurato del popolo veneto, veneto che per propri interessi, ha contribuito a svendere all'occupante italiota.
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